Guidati dai dati

Agosto 17, 2020 2 Di Nadia Fagiolo
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Avete mai provato a tirare una palla da rugby?

Se siete interessati a ciò che state per leggere, molto probabilmente la risposta è “sì!”.

E quindi avete imparato benissimo che, nonostante siate consapevoli di dove la tirate, non avete mai la certezza di dove andrà a finire dopo il rimbalzo.

Direi che, già solo per questo, il rugby è uno sport che abitua a “gestire l’imprevedibile“, con la consapevolezza dei propri limiti  come singoli. Ecco perché si  gioca in squadra.

In questo momento, “l’imprevedibile” da fronteggiare è ancora, per tutti noi, l’epidemia da Covid-19, che ha avuto (e continua ad avere) disastrosi effetti sulla salute fisica e psicologica delle persone, sulle relazioni sociali, sull’economia dei Paesi in ogni continente.

Non possiamo del tutto prevedere quali saranno le conseguenze a lungo termine della particolare situazione che tutti stiamo attraversando, ma il rugby insegna e abitua ad affrontare le difficoltà, a rialzarsi dopo ogni caduta e a riprendere ad avanzare verso la meta.

Esattamente ciò che molti di noi stanno facendo in questo momento.

La ripresa delle attività a settembre vedrà ancora la necessità di un rigoroso rispetto dei protocolli di prevenzione del contagio, ma nonostante questo si cerca di organizzare al meglio la prossima stagione sportiva.

Una delle necessità principali sarà quella di programmare accuratamente le attività, tenendo conto di tutto ciò, scegliendo i contenuti, i mezzi e i metodi ritenuti più adeguati in questa particolare situazione.

Per fare questo, il primo passo sarà osservare.

Osservare è fondamentale per l’allenatore in tutti i casi e ancor di più in questo momento.

Osservare consente di avere dati a partire dai quali scegliere obiettivi, progettare e programmare attività, in un’ottica che mette al centro il giocatore, le sue caratteristiche e le sue necessità a tutti i livelli, ma in particolare nel rugby di base, dove l’allenatore è prima un educatore.

L’importanza dell’osservazione

Osservare non equivale a guardare.

L’osservazione è una registrazione di informazioni, effettuata attraverso la selezione di alcuni aspetti della realtà e la loro interpretazione. Nell’osservare si ha dunque l’esplicito obiettivo di comprendere un fenomeno.

È possibile programmare interventi educativi mirati secondo le specifiche condizioni di partenza e secondo le caratteristiche proprie di ogni persona, se si utilizza una modalità di osservazione adeguata allo scopo. Nel caso di giocatori in età evolutiva (ma non solo), è molto importante che l’osservazione sia rivolta a tutte le aree di funzionamento del soggetto, in relazione con l’ambiente circostante. Questo significa osservare lo stesso bambino/ragazzo da una pluralità di punti di vista ben definiti.

Perché osservare

Nei processi di insegnamento, l’osservazione si esplica come registrazione di comportamenti (abilità, risposte a stimoli, …).

Queste registrazioni devono poi essere interpretate per selezionare obiettivi di apprendimento adeguati (adeguati ai nostri giocatori, non a programmazioni “standard” per categoria!), cioè per progettare la nostra azione didattica, scegliendo i contenuti, i mezzi e le metodologie di allenamento.

I tipi di osservazione

Esistono numerosi stili di osservazione, ma la differenza che può interessare un allenatore di rugby di base è quella che riporto nella figura sottostante: la differenza tra osservazione occasionale e osservazione sistematica.

L’osservazione occasionale è quella che quotidianamente viene applicata per rilevare informazioni su ciò che ci circonda o su un determinato fenomeno, in forma spontanea e prevalentemente non intenzionale. L’allenatore applica normalmente di questo tipo di osservazione quando guarda i comportamenti e le abilità dei giocatori senza ricorrere a strumenti strutturati di registrazione, traendo magari anche informazioni utili, destinate però ad essere facilmente distorte, dimenticate o in parte tralasciate.

L’osservazione sistematica è applicata con scopi specifici di conoscenza e di comprensione dei fenomeni. L’allenatore che stabilisce tempi e spazi dedicati, che utilizza tecniche e strumenti per registrare ciò che osserva (griglie strutturate, test motori, indicatori standardizzati…), con la possibilità di poter ripetere l’osservazione con gli stessi criteri, può trarre informazioni dall’elaborazione dei dati raccolti, riducendo i rischi legati a impressioni personali o a rilevazioni generiche e monitorando nel tempo i cambiamenti che intervengono nel suo gruppo-squadra.

Cosa osservare

Dopo aver analizzato le motivazioni che giustificano la necessità di osservare sistematicamente, è necessario delimitare il campo della nostra osservazione.

Non sarebbe infatti possibile rilevare e registrare informazioni di ogni tipo o estremamente dettagliate, per ovvi motivi di tipo organizzativo (richiederebbe all’allenatore l’impiego di troppo tempo ed energie, a scapito del resto delle attività da svolgere).

Sarà opportuno osservare, dunque, quei fenomeni (motori e comportamentali) ritenuti significativi per ogni area di funzionamento, in base all’età di bambini e ragazzi, predisponendo strumenti come griglie strutturate, contenenti indicatori che corrispondono ad azioni rilevabili nella pratica.

Ciò può sembrare riduttivo, ma si rivela utile per la definizione degli obiettivi di apprendimento, per la successiva programmazione delle attività per l’intero anno (con un’opportuna distribuzione nei mesi e nelle settimane) e per la successiva valutazione (in itinere e finale) del nostro lavoro.

Nel prossimo articolo sul blog vedremo come strutturare i nostri strumenti di osservazione e come utilizzarli.

Quando osservare

  • All’inizio della stagione sportiva, soprattutto se ci è stato affidato un nuovo gruppo di bambini/ragazzi, ma anche se seguiremo lo stesso gruppo della stagione passata. Leggiamo e teniamo a mente gli indicatori, ma attendiamo qualche settimana (almeno quattro) prima di compilare la nostra griglia.
  • In itinere, durante la stagione sportiva. È possibile stabilire una cadenza con la quale effettuare rilevazioni o fissare delle date/periodi specifici per farlo. È molto importante considerare che le informazioni provenienti da questa fase ci consentono di avere un feedback sulla situazione e di rivedere eventualmente la nostra programmazione.
  • Alla fine della stagione sportiva. Confrontando i dati, avremo la possibilità di valutare se c’è stata evoluzione, in quali aree o obiettivi, e in quali ambiti non saremo invece riusciti ad ottenere risultati soddisfacenti e perché.

Difficoltà nel processo di osservazione

Esistono fenomeni e componenti che possono influenzare l’osservatore, di cui è opportuno essere consapevoli al fine di tentare di ridurli il più possibile.

  • Effetto alone: l’osservazione è condizionata da una caratteristica positiva o negativa emergente di un soggetto (il bambino/ragazzo, nel nostro caso), che si riflette in un’impressione generale su di lui.
  • Effetto Pigmalione: le aspettative e le opinioni dell’osservatore influenzano colui che viene osservato. Ad esempio, se l’allenatore considera un bambino poco dotato, si relazionerà con lui (anche in maniera inconscia) in modo da cercare conferma della sua opinione. Il bambino, trattato in tal modo, tenderà ad adeguare il suo comportamento all’opinione che l’allenatore ha di lui, finendo per confermare il pregiudizio iniziale.
  • Personalità dell’osservatore: può tendere a valorizzare, minimizzare o ignorare informazioni.

In  conclusione

L’osservazione quotidiana che si fa sul proprio gruppo di giocatori risulta in genere, fisiologicamente, poco rigorosa.

In assenza di osservazioni sistematiche, gli interventi e le proposte rivolti al gruppo di giocatori sono affidati alle scelte teoriche operate dall’allenatore, anziché essere basati sulle caratteristiche e le esigenze dei bambini/ragazzi.

Chiaramente, l’allenatore utilizzerà comunque l’osservazione occasionale quotidiana, che non è certo da demonizzare o eliminare, ma occorre essere consapevoli che questa, da sola, non ci darà la possibilità di orientare bene l’azione didattica.

Lavoriamo con organismi in crescita e con personalità in fase di sviluppo, caratterizzati da modificazioni più o meno repentine ed evidenti, a seconda delle fasce d’età, per cui è necessaria la maggiore consapevolezza e preparazione possibile, sia in ambito tecnico e metodologico, sia in quello pedagogico.

Grazie a un’osservazione ben condotta e alle riflessioni che ne scaturiscono, l’attenzione e le risorse dell’allenatore vengono condotte all’analisi della situazione, sugli obiettivi da porsi per la formazione integrale dei giovani con i quali opera, sui fattori da tenere in considerazione per una buona riuscita, utilizzando lo sport come mezzo e non come fine.

Nel prossimo articolo sul blog vedremo come strutturare i nostri strumenti di osservazione e come utilizzarli.

“Il mondo è pieno di cose ovvie che nessuno si prende mai la cura di osservare”. (A.C. Doyle)